Per il ciclo “Conversazioni di fotografia”, sabato 6 aprile dalle ore 19, presso la sede del WSP Photography in Via Costanzo Cloro 58 Roma, ospiteremo il fotografo Raffaele Petralla che ci presenterà una selezione dei suoi lavori a lungo termine.
Raffaele Petralla è fotografo documentarista, docente di fotografia e videomaker. Si è diplomato alla Scuola Romana di Fotografia nel 2007, a Roma. Concentrandosi nella sua ricerca soprattutto su progetti a lungo termine, Raffaele ha lavorato negli ultimi 10 anni in Cina, Russia, Sud-Est asiatico e Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati da oltre 60 media internazionali tra cui: New York Times, National Geographic, GEO, The Times, The Washington Post, Days Japan, The New Yorker, Internazionale, De Morgen, L’Espresso, De Volkskrant per citarne alcuni. Negli ultimi anni Petralla ha ricevuto premi e nomination internazionali. Dal 2015 è membro dell’agenzia Prospekt Photographers. È docente di fotografia di reportage presso la Scuola Spaziotempo di Bari. Nel 2021 ha pubblicato il libro fotografico “Mari El, A Pagan Beauty” prodotto da Voglino editrice.
Nel corso della serata Raffaele ci parlerà del suo lavoro di fotografo documentarista e ci farà vedere alcuni dei suoi progetti tra cui:
Chained by Cocunut
Dal 2019 al 2022, diverse indagini sotto copertura condotte dall’organizzazione animalista PETA hanno svelato la realtà dilagante che si cela dietro la raccolta delle noci di cocco in Thailandia. In questo Paese – primo esportatore al mondo di latte di cocco – quasi tutte le noci di cocco vengono raccolte attraverso la schiavitù delle scimmie. Sebbene dovrebbero essere protetti dalla legge in quanto specie in via di estinzione, i macachi dalla coda di maiale vengono violentemente rapiti dal loro habitat naturale da giovani e portati via dalle loro famiglie per essere imprigionati e incatenati per il collo con rigidi collari metallici per tutta la loro vita. In tutto il Paese esistono diverse cosiddette “scuole per scimmie”, dove questi animali sono costretti a esibirsi come attrazioni turistiche mentre vengono addestrati in modo intensivo a lavorare e poi venduti ai raccoglitori di cocco nelle province centrali e meridionali della Thailandia, dove le piantagioni spontanee diffuse nell’area sono costituite da alberi alti anche oltre i 30 metri di altezza.
Cosmodrome
Border’s security zone di Mezen. Area interdetta ai cittadini senza permesso speciale.
A 300 km da Arkhangelsk, Circolo Polare Artico.
In questo territorio ostile, dove i fattori ambientali e climatici rendono faticosa la vita quotidiana, gli errori di calcolo delle traiettorie dei satelliti provenienti dal Cosmodromo di Plesetsk diventano una risorsa inaspettata. A circa 1500 km a nord della base di lancio, tra foreste e tundra, si trova un’area popolata da una decina di villaggi. Gli abitanti, che basano la propria sopravvivenza sulla caccia e sulla pesca, sono soliti costruire oggetti di vita quotidiana – per lo più slitte e barche chiamate “raketa” – con i frammenti raccolti dei razzi spaziali, facendo affari illegali con i componenti metallici interni. Le operazioni di recupero avvengono durante l’inverno, quando i letti dei fiumi si ghiacciano e rendono le strade più facilmente percorribili con slitte e automobili.
Living on bombs – Legacy of the Secret War in Laos
Il Laos è il Paese che detiene “il maggior numero di bombe pro capite della storia”. Sono state sganciate più bombe sono state sganciate sul Laos più di quelle sganciate sull’Europa dagli Stati Uniti e dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Dal 1964 al 1973 l’aviazione statunitense ha sganciato sulla regione 270 milioni di bombe a grappolo – una media di una ogni 8 minuti – nell’ambito di una lunga operazione militare che è stata tenuta segreta fino al 1991. Secondo l’Autorità nazionale di regolamentazione per gli ordigni inesplosi, il 30% di queste bombe è rimasto inesploso causando 50.000 vittime; 20.000 dalla fine della guerra. Questa eredità mortale continua ancora oggi a minacciare la vita di migliaia di comunità in Laos. Si trovano ancora circondate da ordigni inesplosi: ci vorranno circa 150 anni per bonificare l’intero territorio. I laotiani hanno trascorso circa 20 anni a cercare di sfuggire ai bombardamenti, rifugiandosi in migliaia di foreste e grotte dove hanno costruito scuole e ospedali. La maggior parte di loro non vuole più entrare nelle grotte, perché è ancora presente la presenza di spiriti negativi causati da morti atroci.
Ci sono bombe di ogni tipo sparse ovunque nel sottosuolo, nascoste tra la vegetazione ma anche esposte sulle strade, nei negozi, pronte per essere vendute e riciclate.
Mari El – A pagan beauty
Nei dintorni di Yoshkar-Ola, nella Repubblica di Mari El, una sperduta area rurale della Russia centrale, vive una popolazione attualmente di circa 650.000 abitanti, di origine finnica. Si chiamano Mari, parlano una lingua appartenente al ceppo ugro-finnico e usano una versione modificata dell’alfabeto cirillico. Si sono insediati in questo territorio attorno al V secolo d.C. I Mari sono l’ultima popolazione pagana d’occidente. Vivono in rapporto simbiotico con la Natura, che viene celebrata come base della loro esistenza ed esercita una religiosità magica sulle persone. Essa è la madre benefica che protegge l’essere umano. La ciclicità della terra si fonde con le antiche pratiche pagane. La fede dei Mari venera le divinità dei quattro elementi naturali.
The world capital of useless things
Yiwu è una città situata a 350 chilometri a ovest di Shanghai. Con una popolazione di un milione e mezzo di abitanti, nonostante sia una piccola città secondo gli standard cinesi, Yiwu è il più grande mercato di piccole materie prime del mondo. È il luogo in cui tutti i rivenditori del pianeta vanno a rifornirsi. È il punto di partenza dell’80% delle decorazioni natalizie e del 60% dei giocattoli per bambini. Nel periodo prenatalizio dalla città partono oltre 1000 container al giorno carichi di merci. Ci sono oggetti che si possono trovare a ogni latitudine del pianeta: gli stuzzicadenti e le racchette da tennis, le candele che suonano happy birthday, gli zoccoli e i deodoranti per auto, le bambole e le sculture africane. La città è dominata da una serie di mercati coperti, ciascuno delle dimensioni di uno stadio, occupati da migliaia di bancarelle. Molte di esse vendono la stessa merce. Le autorità cittadine affermano che ci sono 50 mila bancarelle che vendono più di 300.000 tipi di prodotti.
Per conoscere il fotografo visitare il sito:
www.raffaelepetralla.com
L’evento è gratuito e aperto a tutti.
Per maggiori informazioni
Ufficio Stampa WSP Photography
www.collettivowsp.org –
ufficiostampa@collettivowsp.org – tel. 371.6900192