Autori: Joan Miro'
INFORMAZIONI:
vernissage: venerdi' 8 ottobre 2010
dove: Pisa (PI)
presso: Palazzo Blu , piazza dei Facchini
orari: da martedi' a domenica dalle 10 alle 19
(la biglietteria chiude un'ora prima); lunedi' chiuso
biglietti: intero 8; ridotto 6.50; gruppi 6; scuole 4.50
a cura di: Claudia Beltramo Ceppi, Teresa Montaner e Michel Draguet
A Pisa, dall'8 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011, le sale sul Lungarno di BLU | Palazzo d'arte e cultura, ospitano la mostra Joan Miro'. I miti del Mediterraneo.
L'iniziativa e' la seconda di un ciclo triennale di mostre dedicato ai grandi protagonisti dell'arte del Novecento e al loro rapporto con le tradizioni, la luce e le culture del Mediterraneo.
Continua cosi' il programma che caratterizza le attivitą espositive di BLU | Palazzo d'arte e cultura, istituzione creata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, col fine di essere un rilevante punto di riferimento per le proposte culturali non solo per la cittą.
Joan Miró. I miti del Mediterraneo, curata da Claudia Beltramo Ceppi, Teresa Montaner - conservatrice alla Fundació Miró di Barcellona - e Michel Draguet - direttore generale dei Muse'es Royaux des Beaux Arts del Belgio, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, con il patrocinio del Comune di Pisa e dell'Ambasciata di Spagna in Italia, organizzata da Giunti Arte mostre musei, presenterą 110 opere, tra dipinti, sculture, litografie, disegni e illustrazioni, nelle quali, attraverso il potere trasformatore della poesia e del mito, l'artista catalano esprime la complessitą del reale.
Se da un lato, la poesia costituisce per Miró lo strumento per aprire lo spazio e accrescere le sue capacitą di artista, il mito e' una forma di racconto che aiuta la comprensione della realtą.
Proprio la realtą e' il fulcro attorno cui ruota tutta l'arte di Miró, sia che si tratti di quella esterna, quotidiana, sia che si tratti di quella interiore, ovvero dei sentimenti e della rielaborazione del vissuto effettuata dai ricordi.
Il mito e' anche lo strumento utilizzato per rivendicare l'identitą catalana. All'inizio del 900 gli artisti della Catalogna, di fronte alla tragedia della guerra civile e a un nuovo governo sempre piu' autoritario, condividono con i compatrioti la necessitą di rivendicare un'identitą che, fino ad allora, era un dato di fatto che non necessitava di una narrazione.
Miró ritrova questa identitą nel paesaggio, nella luce, nelle montagne, nei campi lavorati e nelle spiagge brillanti sotto il sole.
Tutto cio' conduce Miró verso un'identificazione intensa, quasi atavica, con la natura e il paesaggio del Mediterraneo. I motivi preferiti di Miró, che poi ritorneranno trasfigurati nel corso di tutta la sua lunghissima produzione artistica, sono insetti, lumache e serpenti, oltre naturalmente alle donne, simbolo stesso della Madre Natura, e agli uccelli, visti come animali mitologici.
Il percorso espositivo si apre con alcune opere dedicate al mito di Dafne e Cloe e a quello del Minotauro. Il primo, con la sua attenzione per l'aspetto bucolico, ben si adatta all'esaltazione da parte di Miró della sua terra e della forza dell'uomo quando e' in comunione con essa. Quello del Minotauro, evocato da litografie come L'e'veil du ge'ant del 1938, e poi ripreso nel 1970 con la scultura Tźte de taureau, oltre a rappresentare la relazione e l'interdipendenza fra l'uomo e la natura, simboleggia la bestialitą e la violenza cieca dell'uomo che caratterizza quegli anni di guerra.
Lo spazio di Miró, i suoi colori e la sua iconografia, raccontano con chiarezza il temperamento catalano, abitualmente definito come il sentimento della terra, associato a un misticismo esacerbato e a una identificazione con un universo ineffabile. Tale ambivalenza viene risolta, da un lato, con la figura della contadina catalana sfigurata da piedi enormi, dalle lumache, dai serpenti, dagli insetti, dai fiori e dagli alberi, mentre, dall'altro, le scale, gli uccelli, gli insetti volanti, le stelle e le comete descrivono l'evasione dalle contingenze terrene.
Analogamente, lo stile si scinde in creazioni in cui si identificano pennellate uniformi di colori vivi, forme dai contorni vigorosi, immagini riconoscibili, a pitture cosmiche, quasi astratte, nelle quali una linea tenue o qualche segno sparso divengono trasparenti in un grande vuoto spaziale.
Anche nella sua maturitą, Miró continuerą questa ricerca parallela tra rappresentazione della realtą esterna, attraverso la narrazione di tipo mitologico, e l'aspirazione a una pace interiore, ben espressa dalle illustrazioni per le Costellations di Andre' Breton, in cui la poesia, grande passione di Miró, si coniuga con la sua raffigurazione di uno spazio infinito in cui linee, colori e forme si compongono e si scompongono.
Le serie Archipel Sauvage del 1970 e L'espoir du navigateur del 1973 fanno parte, insieme a altre importanti tele raramente esposte e agli haiku illustrati, di una sezione dedicata ai viaggi come evasione dal contingente verso gli spazi infiniti della mente.
Chiudono il percorso espositivo le sezioni dedicate al mito della donna, della Madre Natura e dell'uccello mitologico. Qui s'incontreranno lavori caratterizzati da colori vivi, pennellate spesse, pesanti tracce di nero che esprimono la violenza del ciclo vitale e della natura; spesso la donna e' raffigurata stuprata da un uccello. L'esasperazione delle linee, la rarefazione dell'aria intorno alle figure atrocemente deformate costituiscono il tentativo disperato di esorcizzare i mostri che il mito porta con se'.
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