Autori: Mauro Di Girolamo
INFORMAZIONI:
vernissage: 14/06/2013
dove: Venezia (VE)
presso: Giardini - Arsenale, Biennale di Venezia , Cà Giustinian San Marco, 1364a
orari: ore 18,30
biglietti: ingresso libero
a cura di: Monica Sanclemente
Mauro Di Girolamo - “Il sospiro dell’anima”
Cosa rimane del corpo e dell’anima, se non l’ultimo sospiro?
L'anima si nutre di poesia, che di questi tempi scarseggia. Entrambe ruotano attorno al senso dell'esistere, al desiderio di rispondere al nostro tormentato periodo storico di crisi, del quale non si coglie quel senso di opportunità al miglioramento che invece eppure si nasconde intrinsecamente proprio nella krìsis. L'anima si nutre di bellezza ed armonia: lo sapevano bene gli antichi che attraverso le metafore mitologiche spiegavano la vita agli uomini.
Oggi all'artista si chiede di sapersi tradurre in atto comunicativo per mettere in moto la mente di chi osserva sul piano emotivo: il fare diventa espressione empatica.
Ma se non c'è spazio nella nostra società per la poesia non ce n’è per la bellezza e l'arte, che ci permettono di rievocare immagini e situazioni dalla memoria e dal sogno.
Sempre di più ci sentiamo come frammenti sperduti nell'Universo, in cui persino i dati che l'uomo ha sempre ritenuto certi, come lo spazio e il tempo, si sono dimostrati relativi; frammenti che trovano senso solo perché la nostra mente li assembla tra loro; un Universo di cui sappiamo di conoscere solo una piccola parte esterna a noi e una parte altrettanto piccola interna a noi.
In ciò che sta diventando l’era della velocità, il poter viaggiare rapidamente (in modo reale o virtuale) ci espone a nuovi dubbi riguardo ai comportamenti da seguire.
Così Di Girolamo interpreta e rappresenta attraverso la descrizione di un morente le debolezze contingenti e transitorie del mondo. L’uomo-artista cerca di proiettarsi in una realtà tesa a risolvere i problemi di oggi: come ieri, l'accaparramento ingiustificato di pochi a scapito dei tanti.
Il ribadire dell'artista dei valori della convivenza pacifica, della solidarietà, del bisogno di democrazia e del rispetto per il prossimo, diventano condizioni necessarie per il suo far pittura, come nella vita.
Nella rappresentazione iconografica qui proposta, la bocca dell’uomo, forse il Cristo, è ancora aperta, ma non può pronunciare né sussurrare più che forse solo un gemito. La stessa bocca che disse parole di desiderio, speranza o dolore, che in vita sono libere condizioni del tempo, affida ora alla figura femminile sovrastante ciò che rimane di una persona: un futuro di parole, cioè semplicemente quello che ne diranno gli altri dopo la morte.
La scelta tecnica di non rappresentare gli occhi della donna (Madonna) rafforza l’attenzione di chi guarda: oltre l’inquadratura, vediamo non più una figura, ma solo un volto sospeso sopra l’agonia del corpo esangue e abbandonato, in aperto contrasto: le fattezze giovani, potenza generatrice di nuova vita, intense nella linea sensuale e vitale, vibrano come uno smacco sulla morte.
Mauro Di Girolamo ha l'arte di coniugare gli opposti, di mettere in scena l'incanto della contraddizione, esprimendo l’enigma esistenziale, in relazione alle forze ancestrali primitive dell’essere umano, chiaramente affascinato dalle persone.
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