Foto di Gianluigi Zaberto
INFORMAZIONI:
vernissage: 17 ottobre ore 17.00
dove: Firenze (FI)
presso: Centro Sociale 1, Via dei Malcontenti 12
orari: visitabile tutti i giorni dalle ore 15.00 alle 18.30
biglietti: ingresso libero
a cura di: -
Sale e salgemma di SICILIA
di Gianluigi Zaberto
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e com’è duro calle
lo scendere e’l salir per l’altrui scale
(Paradiso XVII – 60)
L’autore fotografo autentico sa ben scegliere i temi, gli argomenti cui rivolgersi per lavorare quando urge la volontà di comunicare, quando una serie di scatti merita per diritto diventare reportage. Ecco allora rivolgersi a una tematica inconsueta: il sale, non quello capace di fare bella mostra di sé sopra tavole imbandite, ma come si manifesta là dove si produce tra cielo, mare, candore accecante o viscere di una cava.
Fu Omero a esaltare il carattere “Divino” del sale alla cui epoca era usato anche per sacrifici espiatori e dei Misteri come mezzo di purificazione simbolica, sulle labbra dei neonati a Roma era protezione dai pericoli; Platone lo cita nel Simposio come indispensabile per la cucina e la conservazione dei cibi.
Ecco le immagini del nostro artista fotografo apparire in tutta la loro forza, anche se figlie di un racconto solo apparentemente semplice, anche le fotografie possono sembrare semplici, ma sono dotate di forte icasticità poiché raccontano, per tratti brevi, la storia di uomini che sanno fin troppo bene quanto sia duro quel pane per le loro famiglie e quanto questo sia salato, anche quanto quel sale incuocia le carni di chi lo produce in riva al mare. Il sole risplende su cumuli posti a poca distanza l’uno dall’altro, se non fosse per le conoscenze di tutti noi, sembrerebbe un gioco infantile giocato da personaggi molto abbronzati con la partecipazione di draghi sbuffanti gasolio.
Poi i colori cambiano quando l’Autore ci narra di un altro tipo di sale, essi meno saturi, ben raccontano e descrivono il salgemma, il sale estratto nella profondità della terra dove cambia lo scenario pur rimanendo sempre le stesse difficoltà estrattive.
La fotografia s’inorgoglisce nel mostrare il candore degli interni di sontuosi palazzi immaginari, dove potenti cucchiai raschiano la cavità e nei loro movimenti si caricano e poi depositano dove, la successiva lavorazione, aspetta il minerale prezioso. Sulle pareti e sui soffitti dei “saloni”, che via via si vanno formando, appare una lavorazione del tipo guillochè e la luce cambia e cambiano anche i contrasti, rimane il candore del luogo ogni giorno più in profondità nei monti di sale e ogni ora più bianco in riva al mare.
Anche da elementi apparentemente semplici, il buon autore sa raccontare una vera storia, questa opera ne è un valido esempio.
Carlo Ciappi (Docente FIAF – Dip. Didattica)
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