Le foto di BUZZANCA

Eredita dal padre, pittore visionario e vignettista pungente, l'armamentario per fotografare; ma forse molto di piu'. Nasce cosi', a 23 anni nel '92, l'impegno artistico di Alberto Buzzanca. Due vecchie reflex, gli obiettivi, la voglia di provare per gioco. Una passeggiata lungo il fiume, i primi scatti. Poi cascate di manuali, libri, riviste, la curiosita' di imparare, capire come nasce la magia dei capolavori dei grandi.
Buzzanca capisce di non essere fatto per i paesaggi inanimati, che le sue foto devono vivere, emozionarlo ed emozionare. Arrivano i ritratti, le modelle. Poi i workshop, il mettersi in gioco. Fino al grande momento: abbandona il lavoro sicuro per la passione. Un atto di coraggio, un mix di consapevolezza e umilta'. Apre uno studio.
Lavoro con poche luci, spesso una sola- spiega- laterale, molto morbida, che da' i contorni giusti, quasi fosse la luce naturale di una finestra.
E' fotografo pubblicitario, collabora con agenzie, pubblica su riviste nazionali. Il soggetto preferito sono le persone: modelle in studio o immerse in suggestive location, ma anche uomini donne bambini ritratti nei reportages in giro per il mondo. Presi a distanza ravvicinata, con un 16 millimetri, perche' per Alberto vale quel che diceva il grande Robert Capa: la foto non e' bella se non ti sei avvicinato abbastanza. Bisogna saper entrare dentro le persone, le loro storie, con coraggio e umanita'.
In cinque secondi devo far capire che non sono un invasore, ma uno di loro. Lo stesso vale per la modella ripresa a distanza ravvicinata col 50 millimetri. Serve una forte empatia, deve sentire che si puo' fidare e solo allora uscira' la sua personalita'.
Alberto Buzzanca lavora in digitale, tecnologia in cui ha creduto da subito e che aggiorna continuamente.
Sul set, dove il soggetto e' chiamato a dar vita emotivamente a una sorta di film in 9-10 quadri, si capisce subito che il fotografo e' ispirato. Ma anche che quello non e' il suo mestiere, e' la sua vita.

Roberto Brumat